Condivido la seguente esperienza avvenuta durante i giorni del Seminario sulla Resurrezione tenuto nell’ambito del ciclo di lezioni del corso ISTIVE.

Quando Stefano durante i primi pilotaggi per la resurrezione ha chiesto di pensare ad uno o più trapassati, ho pensato a mia cugina Patrizia, mia coetanea e compagna di giochi, morta 15 anni fa  lasciando due figli della stessa età dei miei. Sinceramente dopo la sua morte ho pensato poco a lei sia perché abitavamo in città diverse, sia perché, presa dalle tante incombenze della vita, ho quasi cessato i rapporti con mia zia – sua madre-  e i fratelli.

Tuttavia, in sede di seminario ho ritenuto di dovermi concentrare su di lei anche perché ricordavo che all’epoca lasciò molte cose incompiute nella sua famiglia in quanto, sapendo di avere un cancro in stato avanzato, si dedicò esclusivamente a scrivere lettere e testi per i figli.

Dopo la prima giornata però ho avuto un dubbio in quanto ho pensato che avendo io qualche problemino di salute forse avrei fatto meglio a concentrarmi sulla resurrezione delle mie cellule nervose. Così ho rivolto un pensiero a Patrizia dicendole “Io non so fin dove ti ho portata con la mia pratica, ora sento di dover approfittare di questa situazione di condivisione per lavorare su di me ma ti prometto che continuerò il lavoro per la tua resurrezione”. Non posso negare, tuttavia, che un po’ mi sentivo in colpa verso Patrizia e molto mi sentivo insicura di quello che avevo fatto e della decisione che avevo preso. La mattina seguente Paola prima di cominciare con le pratiche dice a tutti che tre trapassati le avevano detto di comunicare che per loro il lavoro era finito e che ci si poteva quindi dedicare ad altro. Ho pensato “Sarebbe bello che una di quelle tre persone fosse mia cugina” e poi subito dopo ho riflettuto che sarebbe stato bello avere la conferma di ciò direttamente da Patrizia.

Appena tornata in stanza, in quei giorni ero sola, ho poggiato la borsa con i libri su un tavolino all’entrata  e mi sono seduta sul letto. All’improvviso si è acceso il televisore ed ho pensato che evidentemente avevo poggiato la borsa sul telecomando; sotto la borsa però non c’era nulla e il telecomando era invece sul comodino. Ho ritenuto che proprio quello fosse il messaggio che avevo chiesto a Patrizia. Ero quindi libera di lavorare su altro.

Finito il seminario, durante il viaggio di ritorno ho chiamato mia madre e mentendo sul fatto che avevo “sognato” Patrizia le ho chiesto di chiamare mia zia (che lei sa non sento da anni) per avere notizie della famiglia. Mia madre era un po’ perplessa in quanto non capiva perché, pur avendo sognato la figlia, improvvisamente mi interessassi a mia zia. Mi chiede quindi che sogno avessi fatto e a lei le rispondo sbrigativamente che l’avevo sognata fugacemente.

Oggi mia madre mia ha chiamato per dirmi di aver sentito mia zia e che mia zia era stata felicissima di sapere del mio sogno perché anche lei negli stessi giorni aveva sognato la figlia e mi pregava di chiamarla. Così l’ho chiamata e lei mi ha detto che in realtà lei la figlia l’ha proprio vista, non era un sogno l’ha proprio vista ed è sicura che Patrizia è tra noi (parole sue!) Ha detto di aver avuto anche altre volte l’impressione di vedere la figlia in casa ma questa volta era diverso.

Io ho cercato di tirarla per le lunghe perché volevo capire ed ho insistito molto sul fatto se pensava che stesse sognando quando l’ha vista negli ultimi giorni o no. Lei mi ha detto che l’ha vista  davvero e ci ha parlato di tante cose, della famiglia, dei figli, e che mentre questo accadeva non dormiva anche perché era mattina. Ho avuto l’impressione che si stesse liberando di un peso perché sentiva che con me poteva parlare. Le ho detto di  sentire che incontrerà ancora Patrizia e anche lei si è detta certa che ciò accadrà.

Emanuela

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